Giorgio De Chirico, L'oracolo, 1910.
Nella mia comprensione del mondo non esiste affatto il fisico come tale, senza la penetrazione con l’energia spirituale e occulta. E sono dell’avviso che non il magico deve essere spiegato da cause fisiche, ma il contrario; ciò che ai profani appare come fisico dev’essere spiegato attraverso forze magiche.
Pavel Florenskij
Innanzitutto, cosa sono i tarocchi? Eliphas Levi ne dava questa dettagliata descrizione:
«E’ un’opera singolare e monumentale; semplice e possente come l’architettura delle piramidi; quindi, è ugualmente duratura; un libro che è un compendio di tutte le scienze e le cui combinazioni infinite sono in grado di risolvere tutti i problemi; un libro che parla facendo pensare; ispiratore e regolatore di tutte le ispirazioni possibili: forse l’opera maestra dell’anima umana e, senza alcun dubbio, una delle cose più belle che siano giunte fino a noi dall’antichità, clavicola universale, vera macchina filosofica che impedisce all’anima di smarrirsi, lasciandole l’iniziativa e la libertà; sono le matematiche applicate all’assoluto, l’alleanza tra il positivo e l’ideale, una lotteria di pensieri rigorosamente esatti come i numeri; infine, è forse nello stesso tempo la cosa più semplice e più grande che il genio umano abbia mai concepito».
Della simbologia di questa opera monumentale vuole occuparsi il testo in questione il quale la inquadra appunto come cammino iniziatico, quello che il Matto, smarrito e confuso, comincia non sapendo nemmeno dove andare. Questo suo smarrimento però più che lo spazio esteriore concerne quello interiore, è uno smarrimento esistenziale, quello dell’uomo che da sempre si è chiesto: chi sono, dove sono, da dove vengo e dove dovrei andare.
Da qui comincia il percorso straordinario del Matto che giungerà fino al Mondo, richiamando il percorso dell’uomo assillato dalle questioni epocali.
Il sapere che egli cerca però è un sapere totalmente diverso da quello che gli è stato sempre insegnato, un sapere che per molti è assurdo, folle, irrazionale. Ma egli, in quanto appunto simboleggiato dall’archetipo del Matto, crede alla follia e all’assurdità di questo sapere.
Questo testo racconta il Viaggio degli Arcani Maggiori prendendolo ad archetipo del viaggio dell’uomo che vuole cercare, che vuole sapere e che vuole osare: l’iniziato.
Nel testo vengono usate le immagini dei Tarocchi di Edward Waite
Il Viaggio del Matto
Lucio Giuliodori