Lucio Giuliodori

ESTRATTO



..."L’affinità dell’arista siciliano a filosofie perenni, riproposte più o meno implicitamente tanto da alcuni coraggiosi scienziati che abbracciano il modello olografico, come appunto Bohm e Pribram, quanto da tutti quei filosofi ermetici o tradizionali del passato e del presente, è riscontrabile in tutta la sua produzione artistica e non mi riferisco solo a quella musicale, ma anche a quella cinematografica e pittorica[1]. Una conferma in più che il definire Battiato «cantante» o «cantautore» è decisamente errato. Quando canta, le sue istantanee dal realismo incisivo e spiazzante, che spesso di colpo scolora nel surreale per poi repentinamente, incomprensibilmente, tornare «in sé», additano e corroborano l’illusorietà del tangibile, quel formicolio di particelle che sembra concreto solo perché in moto perpetuo: «Nell’attimo in cui Battiato ci distrae con le sue cartoline olografiche tra passato e realismo, le parole non contano, come non contano mai, sono solo inganni, ed eccolo invece già corpo di musica che esprime, per dirla con Schopenhauer, «l’elemento metafisico del mondo fisico, l’ in sé di ogni fenomeno», eccolo sfinge che lampeggia in un non tempo e in un non luogo»[2].

Credo che uno dei tantissimi meriti del Maestro sia quella capacità sublime di accostare verità invisibili a sguardi realistici, fotografie concrete sul quotidiano che appartengono a noi tutti. Fondendo e confondendo l’esoterico al quotidiano, è riuscito a far arrivare certe verità segrete ad orecchie che non avrebbero mai immaginato esistessero suoni simili.

Questo il grande merito culturale di Battiato, ciò che per Klee era il compito stesso dell’arte: rendere visibile l’invisibile. Spetta all’ascoltatore interessato approfondire, meravigliarsi, interrogarsi, all’artista il merito di solleticare l’intelletto, la curiosità, la sensibilità di chi ammira l’opera. Come affermava Platone: «è proprio del filosofo essere pieno di meraviglia; né altro cominciamento ha il filosofare che questo essere pieno di meraviglia».  Franco Battiato, attraverso la sua opera, ha instillato in quei milioni di italiani che hanno avuto negli anni l’onore di ascoltarlo, quell’attitudine nobile alla filo-sofia, all’ «amore per il sapere». Egli squaderna la conoscenza tramite la bellezza.

Non esageriamo se affermiamo che il Maestro ha contribuito ad innalzare il livello culturale del paese ovviando alle tragedie e alle catastrofi dei nostri Ministri dell’Istruzione: infime fiamme della civitas diaboli".



Note


[1] Nel film Niente è come sembra, un personaggio del film, Marcello, afferma: «Non c’è alcun dubbio che l’universo sia una proiezione della mente», il dialogo continua e Gino, un altro personaggio, interviene con queste parole: «In effetti secondo la nuova fisica non esiste un mondo «là fuori». La coscienza crea tutto questo. Non c’è limite ai meccanismi di coscienza che strutturano la realtà. Penso che il concetto di complementarietà proposto da Böhr, permetta di concepire a fianco del modello scientifico dell’universo, cioè del principio di obiettività e basta, un punto di vista soggettivo partendo dalla nostra coscienza, perché dopo tutto la mia coscienza esiste.
La fisica ci insegna anche che la materia può apparire e scomparire: sono i fenomeni per cui la materia si trasforma in radiazione, in onde elettromagnetiche». F. BATTIATO, Niente è come sembra, cit.

[2] C. ZINGALES, cit., pp. 79-80.










Questo saggio intende proporre una riflessione sull’indissolubile connubio tra cammino artistico e cammino iniziatico, tra creazione artistica e creazione di sé, evidenziando come i due percorsi, arricchendosi a vicenda, migliorino proprio in virtù della loro alchimia.





 Le scienze e le religioni pretendono di spiegare l’eterna domanda del senso dell'esistenza, la profonda dicotomia tra il materiale e lo spirituale.
L'Arte deve unire questa dualità, il suo terreno è lo spazio tra l'uno e l'altro.


Dino Valls









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Nel passato il culto degli esseri superiori era diffuso: i geni, i saggi, i santi, gli eroi, gli iniziati erano riconosciuti come avanguardia dell’umanità, come la grande promessa di ciò che ogni uomo potrebbe diventare.  […] Questi esseri superiori, senza disprezzare l’umanità comune, hanno cercato di suscitare in essa la spinta, l’anelito a trascendere la «normalità» e mediocrità in cui si trova, a sviluppare le possibilità latenti in ogni essere umano.

Roberto Assagioli