Lucio Giuliodori

Il verso attraverso l'immagine, verso un mondo migliore

Ho guardato Alchimia Surrealista come ad un saggio sulla pittura strabiliante nel corso dei secoli. Un saggio sotto forma di poesia, scritto con l'intenzione di fare poesia. Perciò tale elemento saggistico è secondario ed emerge dall'esperienza del poeta posto a cospetto dei quadri descritti. Settanta after, trentasei autori e un filo conduttore che però non è il surrealismo nudo e crudo, bensì la potenza che hanno le immagini nell'ispirare la poesia di Lucio Giulodori. L’immagine è musa, isolamento e sezionamento di un'opera d'arte, di una figura bidimensionale per mezzo della poesia, attraverso il verso. Ciò dovrebbe, potrebbe, rappresentare un limite e invece ci offre una grande dimostrazione di capacità estetica.

Questo è il fascino di Alchimia Surrealista che si manifesta per mezzo di una robusta esegesi da parte di Giuliodori su autori diversi per epoche e stile, e non tutti collocabili nel movimento surrealista tout court. Un’interpretazione influenzata da elementi esoterici, come il sostantivo Alchimia (che dà titolo all’opera) ci suggerisce. Fantasia, follia, sogno, raggiungimento di stadi superiori sono condizioni ricorrenti della produzione letteraria di Giulodori, che in questa raccolta coglie il meraviglioso nell’arte visiva.

Si tratta di vedere se stessi, ripuliti in un bagno alchemico, nell’arte. E' attraverso l’arte che si snoda il tentativo di codificazione dell'immagine, decifrazione dell’ignoto; il prima e il dopo delle nostre esistenze terrene. Così sono nate le religioni e così, almeno fino al momento di una loro istituzionalizzazione forzata, hanno cercato non di dare risposte, ma di condurre ad una salvezza, purificazione durante la vita.

In Nostalgia di Tarkovskij la protagonista (Domiziana Giordano) chiede  “Che cosa può succedere?” e il sacrestano le risponde: “Tutto quello che vuoi, tutto quello che ti serve”. L'immagine successiva è un quadro di Piero della Francesca, l'autore preferito da Aldous Huxley. Un pittore rinascimentale che con alchimia poneva regole matematiche nei suoi dipinti e messaggi da decifrare, si pensi all’intensa profondità alla quale si deve ricorrere per cercare di decifrare la Cappella Bacci di Arezzo, la Resurrezione tanto cara ad Huxley e la Madonna del Parto.

Tarkovskij e Huxley attraverso la loro arte interpretano e cercano una codificazione di un'istantanea, un quadro. In aggiunta a ciò Giuliodori, attraverso l'arte codifica il sogno e nella sua poetica saggistica individua le potenzialità della combinazione tra surrealismo ed esoterismo. Colpisce il ritmo incessante di certi vocaboli che si ripetono: sogno, travalicazione di confini, superamento di stadi terreni. La poesia descrive per mezzo della terza persona singolare del verbo essere. L’opera d’arte È. L’utilizzo costante della preposizione verso, indica l'apertura di un varco, di una porta, proprio come pensato da Huxley : la sublimazione ossia il raggiungimento di uno stadio superiore che figurativamente è rappresentato da voli verso l’alto. (“non cadere nel reale / regno del limite /dell’inganno ancestrale”)

Aprire le porte della percezione, guardare tutto attraverso il terzo occhio come citato nella prefazione al libro da Lia Bronzi, la quale individua una vicenda storica di rottura, il momento in cui l’aspetto esoterico della religione viene frantumato; quando Giordano Bruno viene messo al rogo la cultura magica ed esoterica propria di tutti i culti viene soppressa. E tale oblio perdura almeno per tre secoli.

I quadri descritti da Giuliodori vanno dal Cinquecento ai contemporanei. Si parte da Hyeronimus Bosch predecessore della pittura surreale, ispirato sicuramente dalle grottesche della Domus Aurea alla stregua di Pinturicchio e Morto da Feltre (tanto bistrattati dal Vasari - quanto male all'arte ha fatto questo mediocre prezzolato, antesignano dei moderni critici d'arte), per arrivare poi ai primi surrealisti, che aderirono al manifesto di Bréton come Magritte e Leonora Carrington.

Colpiscono quegli autori contemporanei, Valls, Palubinskas e anche Von Foerster - usati da Giuliodori in quasi tutte le copertine dei suoi libri - poiché possiamo notare come da dopo l’introduzione dell’immagine in movimento, la pittura surrealista sia mutata.

Lo stile poetico è affine a quello di molti autori contemporanei americani, primo tra tutti Mark Strand che nel suo “Edward Hopper” ripercorre gli scenari del grande pittore statunitense. Giuliodori dedica una delle sue liriche ad un'opera dello stesso Hopper, artista che con superficialità potrebbe sembrare un elemento di discontinuità rispetto al filo conduttore. Non è così, Morning Sun è una poesia di mirabile elevazione di un altro significativo lavoro dell'autore.

Alchimia Surrealista è un'altra decisa, ottima fuga di Lucio Giuliodori, poeta: “ero solo un poeta, ma la mia purezza si è sporcata guardando il reale”.

 

 

Diego Mencaroni