In copertina: Jodorowsky-Montandon, Coup de foudre.
Full color book,
poems inspired by Alejandro Jodorowsky and Pascale Montandone's paintings,
each poem next to the painting.
Psyche: poems,
English translation by Ann McGarrell.
Ekphrasis, libro illustrato a colori, poesie ispirate a dipinti di Alejandro Jodorowsky e Pascale Montandon, la poesia (in italiano e in inglese) a fianco di ogni dipinto.
«Nella psicoanalisi tradizionale non si fa altro che tentare di decifrare e interpretare con il linguaggio corrente i messaggi inviati dall'inconscio. Io agisco al contrario: invio messaggi all’inconscio utilizzando il linguaggio simbolico che gli è proprio. Nella psicomagia spetta all'inconscio decifrare l’informazione trasmessa dal cosciente» (Alejandro Jodorowsky).
Dietro questi dipinti risuona l’universo Jodorowsky, risuona la Psicomagia e il Surrealismo. Riecheggia soprattutto quella volontà tetragona di scavare e sfidare il reale a partire dalle sua fondamenta, ontologiche direbbe qualcuno… Ciò che emerge studiando Jodorowsky è un impellente battaglia nei confronti delle convenzioni, della realtà condivisa, del senso comune , del «buon» senso. L’inconscio, che è l’a priori della nostra rappresentazione del mondo, va sfidato nel suo campo, va «battuto» attraverso le sue armi e infine, va accolto. Va riaccolto, va trasmutato, va fatto amico, in termini sciamanici va trasformato in «alleato». Altrimenti la battaglia è persa, si rimane nell’ignoranza e nella perenne incomprensione, di se stessi e del mondo «esterno». Sarebbe come affrontare l’oceano con un carrarmato, sicuri della potenza di quest’ultimo. Ma esso per quanto potente non potrà che affondare: l’oceano è acquoso proprio come l’inconscio. La potenza della ragione calcolante piomba giù a picco perdendosi nell’oblio.
Jodorowsky ha compreso un fattore importante, ha imparato la lingua dell’inconscio, non solo: ce l’ha mostrata.
Ho letto questi dipinti come descrizioni simboliche di un reale nel quale siamo immersi, non sono solo i dipinti di Alejandro e Pascale, sono i dipinti del reale, del mondo, Jung direbbe dell’inconscio collettivo. Philip Roth ricorda che «quando si pubblica un libro, esso è il libro del mondo. È il mondo a pubblicarlo».
Le sfide che Jodorowsky lancia al reale, gli uncini che vi appende smembandone le apparenze, agganciano archetipi in cui tutti siamo coinvolti e la pittura (sua) e la poesia (mia) non sono che mezzi più sofisticati e alternativi, al primitivo carrarmato della ragione, per dialogare con essi. E’ attraverso i simboli di una ridescrizione artistica del reale che il reale stesso appare nella sua impenetrabilità, l’arte ne coglie l’apice, dove esso culmina e granisce, dove palpita e stordisce.
I due mondi paralleli sincronicamente incontratisi qui, la pittura e la poesia, risorgono attraverso una pozione che dissolve e coagula un figlio, il cui compito, prettamente surrealistico e miracoloso, è quello di incidere squarci iperuranici nella quiddità materiale trasmutandone e quintessenziandone la portata simbolica: simbolizzante e simbolizzata.
Se la poesia è «metafisica istantanea», come la definiva Bachelard, la psicopoesia è ritualità investita: è un’entità.
Lucio Giuliodori
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Il vero Guerriero non è quello che sa combattere ma quello che non ha più bisogno di difendersi.