Poesie tratte da "Alchimia Surrealista"
Sono sempre stati lì
Sono i misteri del tempo.
Sono sempre stati lì.
Ad occupare il mio spazio.
A formare l’istante
donandogli realtà
e concretezza misterica.
Tutti in fila, uno per uno,
tessono le fila del ritorno.
Dell’eterno ritorno dell’attimo raro.
Sono sempre stati lì
come vascelli onniscienti
a scrutare l’orizzonte di segreti perché.
Come filosofi impietriti
ingobbiti dal pensiero
appesi a un ragionamento
che li ipnotizza in eterno
rubandoli alla vita.
Sono invisibili
seppur tanto pungente
penetra lento il mio sguardo
nella loro presenza.
Che persiste dentro.
E lì rimane.
Ispirata all'omonimo dipinto "di Wainer Vaccari.
L’isola dei morti
Verso il più grande di tutti i Misteri
svelato e risolto nella sua onnipotenza.
Finalmente si vive in modo verticale
e il profumo di morte pervade ogni respiro
ogni antro dell’isola, che pulsa come un cuore.
E il cielo e il mare
sono lo stesso specchio.
Cornice regale del karma scoperto.
Alla presenza di alberi
che parlano una lingua
dalla perfezione magistrale.
E le pietre che esistono
oltre i sogni del tempo
stanno a guardare ogni arrivo.
Nell’isola in cui, non si parte mai.
Ispirata al dipinto "The isle of the dead" di Arnold Böcklin
Avant de s’endormir
Sdraiarsi nel Sogno non è dormire
è oltrepassarsi.
Nell’eleganza del mistero.
Ispirata all'omonimo dipinto di Leonor Fini
Poesie tratte da "Noumeni"
Commencement
Mentre tutto il resto scompare
Il manto del cielo ride
vive
nel corpo
nudo.
Ondulava, un tempo
ora siede
sicuro.
Siede.
Siede.
Siete
persi
nel vento
freddo
della vostra memoria
Ispirata all'omonimo dipinto di Lory Early
Leda and the Swan
L’unica possibile poesia immaginabile.
Non più amore.
Non più umani.
Niente più prato
Niente paesaggio.
Nemmeno più il Cigno, nemmeno più Leda.
Il mondo che è nato
Non è ancora arrivato.
Ispirata all'omonimo dipinto di Steven Kenny
Poesie tratte da "Statue delle Idee"
Quando le libellule
Quando le libellule arretrano
e nel reale irrompono
il vento si screzia
i sospiri riflettono
ogni sguardo è una statua.
Cimiteri risorti, alterità primigenie.
Multilateralità sincroniche
avanzano stordendo.
Indomite squadernano l’Unus mundus.
E lo spazio scompare
sprofonda
scaraventa i suoi “che” nell’oblio.
Stordisce ancora la purezza
la carne
il gelo di un attimo che abbraccia tutto il Reale.
Soppiantandolo.
Ispirata al dipinto "When given dragonflies" di Aleah Chapin.
La musa superlativa
Squarci verticali dividono e uniscono matematica e metafisica.
Sillogismi impattano il reale, tutti scappano impazziti a gambe levate.
Le mani nei capelli, il cuore in gola. Le vesti strappate come Angela da Foligno mentre strillava indomita alla ricerca del peccato.
Tutti estinti, tutti morti, tutti assisi.
Rimbomba l’eco di sorrisi ancestrali, prende tutto il panorama, copre il cosmo interno. Ed è tutto un sorriso.
Impervi scatti d’ira gioiosa frustano arte, vita ed alchimia.
Piccoli passi camminano tra le memorie del sottosuolo.
Poeti rotolano giù dalle scale della ragione, e su e giù fino allo stremo. E’ il finimondo in fondo, perché allarmarsi?
Rubini e smeraldi fioccano giù dallo spazio a conferire senso ad un reale troppo acceso.
Velati scontri di eroi d’altri tempi affiancano i ricordi, tutti in fila, implosi nell’arche’.
Capitomboli di sincronie attorcigliate come serpenti saggi.
Onnivori simboli masturbano i perché.
Chissà cosa nasconde quel mistero spiattellato.
La Musa attende.
Il Creato sorprende dirupi furibondi a capofitto, precipita tutto, tutto, tutto.
Tutto muore, di nuova vita.
Ispirata al dipinto "The superlative muse"di Pamela Wilson
Letto bianco
Secondi fuggono in alto come astronauti.
Affilati i coltelli dello stupore, affondano nel reale.
Lo fanno a fette.
Poderoso allarme, scacco matto della ragione, apocalisse dei sospiri.
Attimi cioraniani fracassano dentro e tutte le cellule sull’attenti.
Le due poesie vivono, di natura propria oscillano, tra dimensioni infinite.
Imperscrutabili labirinti sbirciano dal di fuori, saltellando dalla gioia.
Tutt’intorno pace. Pace tutt’intorno.
Ossessione del silenzio, rimpianti del paradiso strillano dal cosmo e esplodono nelle orecchie, frantumate da impercettibile inchiostro metafisico.
Dovremmo inventare altre parole, altre lingue, altri esseri umani.
Dovremmo lanciarci nel vuoto, ascendere a baratri trascendenti.
Mentre tutto scorre e tutto sfiora, l’essere e il nulla a braccetto nel vuoto.
Galleggia l’esistere, oltrepassa il muro che percuote il suono, precipita.
Filosofia impietrita e inchiodata al muro dei perché recisi.
Coltellate fiottano nell’anima, infilzano meraviglia che tutto ricompone e qui rimane.
Ispirata al dipinto "White bed" di Zoey Frank